I mondiali di calcio del 2010 si svolgeranno in Sudafrica e avranno inizio l’11 giugno.
Secondo la tradizione la partita inaugurale vedrà in campo la squadra di casa, per il girone A: alle 16:00 al Soccer City Stadium di Johannesburg infatti si affronteranno Sudafrica e Messico.La finale sarà l’11 di luglio al FNB Stadium sempre a Johannesburg. La formula di gioco vedrà affrontarsi 32 squadre che, suddivise in 8 gironi da 4 squadre ciascuna, si contenderanno il passaggio agli ottavi di finali: passeranno il turno le prime due di ogni girone.
L'Italia farà il suo esordio il 14 giugno, sfidando il Paraguay a Città del Capo.

Viaggio alla scoperta degli stadi mondiali

(La Gazzetta dello Sport - Luca Castaldini)
Partenza dall'Ellis Park e arrivo a Soccer City, i due stadi di Johannesburg. Tra questi, quasi 5 mila chilometri on the road e la visita anche delle altre otto arene che ospiteranno la Coppa del Mondo di calcio 2010, dal profondo Nord di Polokwane agli oceani di Cape Town passando per Pretoria e le miniere di Rustenburg, Nelspruit e Bloemfontain, il mare di Port Elisabeth e Durban. Dai segreti degli impianti ai colori delle città, dall'incanto della savana al dramma della povertà, la Gazzetta (nelle pagine del quotidiano e nei video del sito) ha girato - con la collaborazione di Hyundai - tutto il Sudafrica per raccontare la vigilia mondiale di un Paese unico al mondo per conflitti razziali, slanci naturalistici e smania di calcio.

prima tappa JOHANNESBURG — Sivewright Avenue è la strada che divide il Sudafrica di ieri da quello di domani. Al di qua del lungo viale alberato c’è il confine, via più via meno, di Hillbrow, l’ex cuore pulsante della capitale economica e finanziaria del Paese dell’Arcobaleno. Dall’altra c’è l’Ellis Park, il tempio del rugby — celebrato di recente dal film Invictus di Clint Eastwood — che nel 1995 ospitò la storica finale del Mondiale vinta dagli Springboks contro gli All Blacks. E la Webb Ellis Cup consegnata a capitan Francois Pienaar direttamente da Nelson Mandela.

Addio al business — A nord di Sivewright c’è, o meglio, c’era il Central Business District, una vera e propria downtown, che in realtà, se osservata a distanza, regala ancora oggi l’immagine di uno skyline moderno, newyorchese. Perché, invece, attraversandola prima che alle cinque del pomeriggio i negozi chiudano e le ampie strade si svuotino, Hillbrow è tutt’altra cosa. I grattacieli di vetro non luccicano più, abbandonati ormai da più di dieci anni da banche, assicurazioni o studi professionali. Si sono trasferiti tutti, Borsa compresa, una trentina di chilometri a Nord, a Sandton, diventata l’area più ricca del Sudafrica per reddito pro capite. Lì ormai c’è tutto: affari e centri commerciali, case (da borghesi a molto esclusive) e infrastrutture. Manca solo la linea ferroviaria dell’alta velocità (160 km all’ora la punta massima) che deve collegarla a Pretoria e all’aeroporto di Johannesburg. Doveva essere ultimata per il Mondiale, ma non sarà così. A Sandton e dintorni si vedono in giro solo bianchi o coloured "coconuts", così chiamati dagli altri neri, quelli delle township, perché sono come le noci di cocco: neri fuori e bianchi dentro, cioè illuminati come inglesi o afrikaneer sulla strada del lusso, dalle auto ai vestiti. Nell’ex downtown, dopo essersi alzati anche alle 4 per arrivare in centro in tempo, girano e si vedono solo neri: ed è così in tutte le altre città tranne Cape Town, che è rappresentativa del Sudafrica quanto New York può esserlo degli Stati Uniti.

Spogliatoi tristi — Oltre Sivewright Avenue, ecco l’Ellis Park, che il 24 giugno ospiterà Italia-Slovacchia. Si presenta infiocchettato e in gran forma come il suo catino da 62 mila spettatori. Ma anche in questo caso la visita all’interno dell’impianto, inaugurato nel 1928 e poi ricostruito completamente nell’82, consegna un’altra verità: di tutti e dieci gli stadi della Coppa, nessuno ha spogliatoi piccoli, spartani e fondamentalmente un po’ tristi come questi. Idem la zona delle cabine per i giornalisti tv, dove ancora oggi le targhette "english" e "afrikaans" altro non sono che una scritta fatta con il pennarello su un pezzo di scotch posticcio. Lo stadio più amato da Nelson Mandela avrebbe meritato qualcosa di meglio.

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