I mondiali di calcio del 2010 si svolgeranno in Sudafrica e avranno inizio l’11 giugno.
Secondo la tradizione la partita inaugurale vedrà in campo la squadra di casa, per il girone A: alle 16:00 al Soccer City Stadium di Johannesburg infatti si affronteranno Sudafrica e Messico.La finale sarà l’11 di luglio al FNB Stadium sempre a Johannesburg. La formula di gioco vedrà affrontarsi 32 squadre che, suddivise in 8 gironi da 4 squadre ciascuna, si contenderanno il passaggio agli ottavi di finali: passeranno il turno le prime due di ogni girone.
L'Italia farà il suo esordio il 14 giugno, sfidando il Paraguay a Città del Capo.

Francia travolta dal Messico, è crisi

(La Stampa - Roberto Beccantini)
Bleu praticamente eliminati. Domenech: «Non ho parole»
Blu tenebra. Il Messico tira una riga sulla Francia di Raymond Domenech: a casa, per favore. Perché ciò avvenga, basterà che la squadra di Javier Aguirre e l’Uruguay pareggino. Scommettiamo? Di torte se ne intendono anche loro. Povera Francia, un disastro dopo l’altro. Con e senza Malouda. Con Ribery più esterno o più interno. Con Henry più fuori che dentro (per favore, non diventi un alibi). Sono gli Zidane che cambiano il destino, non i Domenech: questi, al massimo, possono solo irritarlo. Dopo la finale di Berlino, la Francia si è sciolta, letteralmente: fuori nella fase a gironi degli Europei 2008; fuori, al novantanove per cento, nella fase a gironi del primo Mondiale africano.

Il Messico, che in amichevole le aveva suonate anche all’Italia lippiana, l’ha rosolata a fuoco lento, attento a non sperperare gli spiccioli di episodi. Se il gol con il quale Javier Hernandez ha sbloccato il risultato puzza di fuorigoco, il verdetto no, il verdetto è limpido. C’erano in campo un gruppo che giocava e un gregge che arrancava: non poteva che vincere il primo.

Rispetto allo squallido nulla con l’Uruguay, Domenech («Devo trovare le parole per questa sconfitta») aveva tolto Gourcuff, inserito Malouda («È una vergogna perdere così») e accentrato Ribery. La sfida ha prodotto un ritmo che, in passato, avrebbe messo in crisi il Messico, non ora. Anzi. Nel primo tempo, sono sue le (rare) occasioni, soprattutto sul fianco sinistro, là dove Salcido, terzino-ala come Dio comanda, stordisce la coppia Sagna-Govou e arriva a impegnare Lloris. I francesi si rifugiano nelle sgroppate di Ribery, sul quale i difensori vigilano a tripla mandata. Diaby e Toulalan (ammonito, niente Sud Africa) portano palla. I blu ruminano il solito calcetto sterile, impotente. E in materia di retropassaggi, la gittata non sempre ponderata favorisce i «morsi» di Guillermo Franco e Giovani. Marquez è il pendolo dell’orologio messicano, le cui lancette dettano i tempi di una manovra che il freddo di Polokwane contribuisce a rendere frenetica su entrambi i fronti. Nessun dubbio che il Messico sia più squadra, ma l’equilibrio sembra la nebbia di certe notti padane: si taglia col coltello.

Alla ripresa, la musica non cambia: e, a essere sinceri, non è una bella musica. Anzi. Con Gignac al posto di Anelka, un fantasma, Domenech cerca più profondità. Pia illusione. Finalmente Malouda: Perez si avvita. Tutta qui, la produzione offensiva dei blu. Aguirre, che aveva già avvicendato l’infortunato Vela con Barrera, richiama Juarez (ammonito, niente Uruguay) e sguinzaglia il ventiduenne Javier Hernandez, ritoccando l’assetto. Sono le punizioni a far guadagnare metri, come le touches nel rugby. Malouda e Ribéry si scambiano e si cercano, finendo per annullarsi. Gignac rema al largo, la spinta di Sagna ed Evra è flebile. La sfida rimane incollata a cadenze esasperate, la staffetta tra Guillermo Franco e Cuauthemoc Blanco introduce l’episodio che spacca la notte. Lancio di Marquez per Javier Hernandez, siamo sul filo del fuorigioco se non oltre, Abidal e Gallas si astengono, Hernandez, tutto solo, scarta addirittura Lloris.

Valbuena rileva un Govou fumoso e legnoso, la Francia attacca per inerzia, non più di due passaggi azzeccati e, negli occhi, lo spettro di una resa senza condizioni. La frittata che Abidal combina su Barrera (rigore netto, trasformato da Cuauhtemoc Blanco, classe 1973) ribadisce quanto lo spogliatoio fosse già allo sbando prima di scendere in campo, e non ci sia più niente da fare, ma tutto da rifare. Non invidio Laurent Blanc, colui che dovrà farsi carico delle macerie lasciate da Domenech e, diciamolo con franchezza, da una generazione di giocatori ormai alla frutta: a livello anagrafico, e sul piano delle risorse intere, concrete, non quelle millantate in tv o sui giornali. Per la cronaca, e per la storia, una Francia eliminata senza gol all’attivo non sarebbe neppure una novità. Era già successo ai Mondiali del 2002: 0-1 con il Senegal, 0-0 con l’Uruguay, 0-2 con la Danimarca. Buona notte, tristezza.

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